Agarthi - Il Forum di Martin Mystère

La bustina di malerba, che Eco mi perdoni

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MaxBrody
view post Posted on 19/10/2007, 09:12 by: MaxBrody
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Il Dybbuk

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COME STARE SEDUTI A LEZIONE

Chi ha la fortuna di frequentare l'università (inteso come "frequentare le lezioni, perlomeno alcune", ma non si capisce che senso avrebbe iscriversi e non presentarsi mai, a quel punto meglio accumulare conoscenze da autodidatti, reinvestendo l'enorme somma per la retta a volumi e libercoli vari), sa bene che, solitamente, i corsi "più importanti" (ma anche in questo caso la definizione è di comodo) richiamano un numero impressionante di gente affamata di sapere.
Cosa voglia sapere precisamente, è un altro discorso, su cui non mi dilungherò:il lettore certo, saprà bene la situazione in cui riversa il nostro Paese, per cui non si meraviglierà scoprendo che, durante l'eloquio del professore, sbarazzine fanciulle discutono sul Nuovo Tronista di Maria, o eminenti giovanotti compiono esperimenti linguistici sul Fuorigioco Che Non C'Era. Ma questo ora non ci interessa.
La cosa che mi preme far conoscere all'umanità è la condizione disagiata dello studente, in particolare il Ritardatario.
Il ritardatario, nella definizione più comune del termine, è <<colui che arriva tardi>>.
Il "Tardi" può significare, a seconda delle circostanze, <<a lezione già avviata>>(cosa che fa infuriare il Professore, distogliendolo un momento dalla sua esposizione) o <<a posti già occupati>>, quest'ultima con la variante, molto frequente, <<dell'aula strabordante>>.
Il tapino, quindi, si ritrova costretto, per cause di forza maggiore, ad appoggiare il proprio espelletore naturale sul pavimento.
A questo punto si impone una spiegazione sul pavimento: esso, per essere conforme alle leggi, dev'essere necessariamente ricoperto da uno strato di fuliggine (la cui provenienza è tutt'ora ignota) nera come il carbone e dallo spessore di due-tre dita, così che lo studente si sporchi per bene; fiocchi di polvere devono svolazzare qua e là, irritando il naso e stimolandolo a violenti sternuti; non devono mancare, e guai a chi non provvede a rimpolparne la scorta, pezzi di carta, mozziconi di matite mangiucchiate e tappi di biro che, a giudicare dall'aspetto, risalgono probabilmente alla calata longobarda.
Una volta che il Professore entra nell'aula, prende posto sulla sua comoda sedia (rivestita in pelle umana e munita di 4 efficienti rotelle, le cui utilità sono ancora al vaglio degli esperti) e compie tutti quei rituali che hanno reso famosa la figura del docente nel mondo, lo studente è pronto:con solerzia e smaniosa voglia di apprendere estrae dalla cartella la sua copia del Quadernone e la penna e si dispone nella rilassante posizione "a gambe incrociate", sicuro che, così, nelle prossime due ore non avvertirà minimamente stanchezza alcuna.
Infatti, passato il quarto d'ora, il ginocchio sinistro comincia a dolere mentre la scarpa destra si è inevitabilmente fusa alla tibia opposta. Il giovine cerca, allora, di rimediare intonando un mantra, evitando di farsi udire dagli altri colleghi (comunque troppo impegnati a ciarlare del più e del meno per accorgersene). Attenzione, però, la stessa posizione "a gambe incrociate" è stata creata dai monaci tibetani, per cui, se pronunciate con troppa veemenza "Om mani padme um", rischiate di elevarvi in aria suscitando lo stupore generale (per almeno qualche secondo, dopo di chè tornerà ciascuno alla propria occupazione).
Conscio del rischio che correrebbe, il ragazzo prova a cambiare posizione. Il galateo prevede di spostare prima la gamba sinistra (per le virtù femminili del lato mancino che risalgono al Femminino Sacro, ma consultate "Il codice da Vinci" per saperne di più); ciò, però, non è possibile, in quanto il compagno al vostro fianco vi ha gentilmente privato dello spazio necessario sdraiando i propri arti inferiori; inutile dire che anche il lato destro è inutilizzabile, stavolta per la presenza della valigia (sic) di un altra compagna, o dell'immenso, quanto inutile, impanto stereofonico, se vi trovate vicino alla cattedra.
Arrivato a questo punto, al povero studente (che, nel frattempo, non ha assolutamente ascoltato una parola del Professore, perdendosi, così, importantissimi passi riportati pari pari dal libro, infarciti da gustosi aneddoti sulle insospettabili arti amatorie di Pipino il Breve) non resta che lanciarsi in ardite torsioni che susciterebbero l'invidia del miglior Houdinì.
Piegando la caviglia destra a 90° gradi riesce ad attutire il dolore alla rotula, ma provoca lesione permanente al malleolo; alza, allora, l'intera gamba assaporando, vittorioso, il rilassamento dei vari muscoli, ma la gioia è effimera: il tizio davanti reclama spazio per la gobba.
Il poveretto non ce la fa più, comincia a sudare freddo:e decide per la Soluzione Finale. Il Rannicchiamento.
Dispone le gambe in parallelo, a formare, ognuna, un triangolo isoscele avente come base il pavimento e come vertice alto il ginocchio, e vi si appoggia, sconsolato.
Comincia a guardare l'orologio, ma il tempo è impietoso e lo avverte che manca un'altra mezz'ora, durante la quale, non solo il ragazzo non scriverà più nessun'appunto (solo poi si accorgerà di non aver scritto neanche prima, quando, in treno, ripenserà alla futilità della giornata trascorsa) e non penserà a nulla, ma comincerà ad osservare gli altri studenti, quelli nella sua medesima condizione:ragazzi seduti uno sopra l'altro, gente impiccata alla cordicella delle veneziane e scheletri ricurvi con la penna in mano; e allora si accorgerà di non essere, per usare un eufemismo, "quello messo peggio".
Un sorriso brillerà sul suo volto, di colpo le parole dell'insegnante ricominceranno a rientrare per i suoi canali uditivi e la mano ricomincerà a scarabocchiare l'illibato quaderno. E la felicità riempirà di nuovo il suo cuore.

"Bene, ragazzi, per oggi è tutto. A domani".


Domani? AAAAAARRRGGHHHHH!!!!
 
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9 replies since 11/10/2007, 18:24   282 views
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